di Manuela Bertaggia · 29/11/2018
I casi di diabete di tipo 1 o “insulino-dipendente” salgono in Europa del 3,4% ogni anno e se il trend resterà questo raddoppieranno nel giro di 20 anni. Lo rivela uno studio coordinato da Chris Patterson della Queen’s University a Belfast, che vede tra gli autori anche Valentino Cherubini, direttore di Diabetologia Pediatrica presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
Cherubini spiega, in un’intervista all’ANSA, che sono probabilmente in gioco fattori ambientali che restano ad oggi ampiamente sconosciuti, ad esempio virus ed esposizione quotidiana a sostanze chimiche che favoriscono l’innesco della malattia negli individui predisposti, come pure scorretti stili di vita (ad esempio una cattiva alimentazione).
In Italia si stima vi siano 15 mila pazienti con diabete 1 sotto i 15 anni di età, afferma Cherubini. La malattia “autoimmune” – caratterizzata cioè da un attacco improprio del sistema immunitario che compromette la porzione di pancreas deputata a produrre insulina (le cosiddette isole di Langerhans) – ha un’incidenza in Italia di 14 nuovi casi su 100 mila soggetti under-14 (tasso leggermente al di sotto della media europea tranne in Sardegna dove l’incidenza è 4 volte più elevata che nell’Italia peninsulare). L’aumento dei nuovi casi riscontrato in Europa, Italia compresa, è però omogeneo su tutto il territorio nazionale e questo suggerisce che vi sia un fattore ambientale in atto che favorisce la malattia, ribadisce Cherubini. In questo studio gli autori hanno analizzato l’incidenza della malattia tra i bambini di 0-14 anni, riportata per 26 centri diabetologici europei (rappresentativi di 22 paesi UE) che hanno registrato le nuove diagnosi fino a un periodo massimo di 25 anni tra 1989 e 2013.
È emerso l’aumento medio annuo del tasso di incidenza (+3,4%) in Europa, con punte di +6,6% registrate in Polonia.
“C’eravamo già accorti e questa pubblicazione lo certifica – riferisce in un commento all’ANSA Francesco Dotta, ordinario di Endocrinologia dell’Università di Siena e membro della Società Italiana di Diabetologia – che la frequenza del diabete di tipo 1 sta aumentando e che aumentano soprattutto i casi sia nei bambini molto piccoli sia nei giovani adulti; quindi sicuramente ci sono dei fattori ambientali che sostengono questo aumento.
Potrebbe essere il risultato di cambiamenti nelle abitudini alimentari e di altri fattori che si modificano di conseguenza alla dieta – continua Dotta – come ad esempio il microbioma intestinale. Sappiamo ad esempio che nell’intestino dei soggetti a rischio di diabete 1 ci sono microbi più patogeni che facilitano la risposta infiammatoria che poi innesca la malattia”.
Un’altra possibilità, sottolinea Dotta, è che anche l’aumentare del sovrappeso aumenti l’incidenza del diabete tipo 1 (oltre che naturalmente del diabete 2): un bambino sovrappeso che sia anche geneticamente predisposto al diabete 1 potrebbe sviluppare più facilmente la malattia.
Lo studio mostra che l’aumento dei casi è particolarmente consistente nell’est Europa. È probabile che ciò sia il risultato di condizioni di vita che cambiano rapidamente in quei paesi; ad esempio, sottolinea Dotta, stanno migliorando le loro condizioni igieniche, cosa che paradossalmente favorisce le malattie autoimmuni. Si tratta di uno studio molto solido, conclude Dotta, “certo è che se non troviamo le cause dell’aumento registrato e se non capiamo come prevenire la malattia poco si può fare; oggi le migliori conoscenze sulla malattia ci stanno dando una serie di suggerimenti su come intervenire ed è possibile che nel prossimo futuro trial clinici sia sulla prevenzione, sia sulla protezione delle cellule che producono insulina all’esordio della malattia saranno sempre più frequenti”.